Il podcasting italiano sta vivendo un periodo felice. L’ho toccato con mano, recentemente, partecipando al festival del podcasting a Milano: i partecipanti sono raddoppiati rispetto all’anno precedente, mantenendo però un ambiente rilassato, amichevole e frizzante.
A dire il vero il podcasting non è niente di nuovo. Pat Flynn, giusto per citare un famoso marketer americano, pubblica podcast dal 2010 e ricordo di aver ascoltato i miei primi podcast, non ricordo assolutamente quali, sul mio MP3 player in treno verso l’ufficio già una quindicina di anni fa.
Quello che è nuovo, però, è vedere sempre più professionisti, aziende, e sponsor investire tempo e risorse in questo canale di comunicazione.
Io stesso non ne sono immune, perché oltre ad ascoltare podcast a più non posso, ormai da più di un anno ho lanciato il progetto diario di due imprenditori digitali dove insieme a Marco Gatti raccontiamo il nostro percorso da imprenditori digitale (condividendo gioie e soprattutto dolori).
Quindi mi sono chiesto:
“Un podcast aiuta a trovare clienti?”
Ho fatto proprio questa domanda a 14 professionisti che hanno un proprio podcast.
Lascio a loro la parola, qui sotto trovi le risposte di professionisti nei settori più disparati (fotografi, consulenti, avvocati, marketers, pure ghostwriter!) che ci raccontano cosa ha dato loro il podcasting.
Giulio Gaudiano
Umanista digitale & fondatore @ Strategia Digitale
Il podcast aiuta a comunicare un brand e i valori ad esso collegati a chi lo ascolta attraverso informazioni ed emozioni.
Questo vale sia per un brand personale (come ad esempio Giulio Gaudiano con il podcast Strategia Digitale ), sia per un brand aziendale come (MINI BMW con il podcast Prime Svolte ).
Attraverso l’ascolto io conosco il brand, scopro informazioni, entro in risonanza empatica con le storie raccontate provando emozioni che imprimono nella mia memoria ciò che il podcast mi ha comunicato.
Per comunicare ed imprimere nella memoria informazioni ed emozioni il podcast è particolarmente efficace perché similmente a ciò che avviene quando leggiamo un libro, il podcast richiede la collaborazione attiva della nostra immaginazione.
Il nostro cervello è attivato e spinto ad utilizzare ciò che ascolta per creare immagini mentali da mettere da parte nella memoria. Questo processo ci coinvolge nel podcast e nella lettura, molto di più du quanto avviene vedendo un video.
Rispetto alla lettura poi, il podcast è più efficace perché ascoltare risulta meno faticoso che leggere ed attraverso i suoni possiamo stimolare emozioni anche a livello inconscio, come avviene attraverso le colonne sonore dei film: vedere una scena di un film horror senza audio ci trasmette le stesse informazioni (attraverso le immagini), ma non le stesse emozioni (che sono invece attivate da suoni e musica).
In un mercato in cui i clienti hanno a disposizione qualsiasi cosa, a qualsiasi prezzo, in ogni momento, il podcast è il mezzo più efficace per comunicare il nostro brand e il “perché” un cliente dovrebbe scegliere noi – i nostri prodotti o servizi – rispetto a tutti gli altri che trova lì fuori.
Il podcast aiuta dunque a conquistare i clienti, la loro attenzione e il loro interesse, ma non direi a trovarli. Con questo intendo dire che il podcast è ancora in Italia un media di nicchia. Pur con una crescita superiore al 100% anno su anno, il podcast non è conosciuto da tutti, come TV, giornali, radio (tra i vecchi media) o Google, YouTube e Instagram (tra i nuovi media).
Per questo direi che una strategia di acquisizione nuovi clienti efficace parte altrove, magari dal posizionamento su Google, per poi stimolare e diffondere attraverso contenuti visuali sui social media e, passando attraverso la relazione creata dal podcast, giungere alla conversione e all’acquisto sul sito Web.
Potremmo sintetizzare la nostra strategia in cinque passi: CONTENT > SEARCH > SOCIAL > PODCAST > WEBSITE.
Ogni podcast è in ogni caso un contenuto, più semplice e veloce da produrre rispetto al video, capace di posizionarsi sui motori di ricerca. Chiudiamo quindi il cerchio riconoscendo al podcast, secondo la terminologia tecnica del marketing digitale, la possibilità di essere l’attivatore della CONVERSIONE ma anche lo strumento dell’ATTRAZIONE di nuovi potenziali clienti attraverso i motori di ricerca.
Personalmente il podcast ha fatto tutta la differenza del mondo. Per tanto tempo sono stato io a cercare i clienti e quando, un giorno, ho ricevuto la prima telefonata di un potenziale cliente che cercava me, quasi non ci credevo. Da quel giorno tutto è cambiato. La mia prospettiva si è rovesciata e invece di perdere tanto tempo a “convincere” le persone a diventare clienti, ho cominciato a concedermi il lusso di scegliere io a chi dire di si e a chi dire di no.
Andrea Ciraolo
Formazione e web design @ Passione podcast
Il percorso che mi ha portato a far diventare il podcast uno strumento di business (oltre che di espressione e relazione) è stato particolare.
Nella vita dirigevo case di riposo, quando ho scelto di licenziarmi in tronco per provare a creare un’attività che fosse totalmente mia.
Dopo un anno di studi (in ambito web/informatico) mi sono ritrovato ad avere delle buone competenze ma nessun cliente. Ovvio. Come dice il vangelo: inutile avere una bella lampada se poi la tieni sotto al letto. La tua bella lampada va tenuta all’ingresso così che ogni visitatore la veda.
È così che ho deciso che avrei comunicato online, ed essendo un avido ascoltatore di podcast che quello sarebbe stato il mio media. Ora restava un problema: ero un imbranato cronico.
Qualsiasi cosa buttassi nel microfono mi faceva schifo. Non riuscivo a riascoltarmi e ogni bozza di episodio finiva dritta nel cestino.
Quando finalmente ho avuto un’intuizione: la mia autorevolezza percepita non deriva da quanto sono “cool”, al contrario deriva dal mostrare di non essere cool ed evidenziare il percorso che mi porterà a padroneggiare la mia materia. Il viaggio dell’eroe.
Così ho deciso di creare Passione Podcast, il progetto che racconta il mio percorso nel mondo del podcasting. A circa un anno e mezzo di distanza, il podcasting è diventato per me fonte di reddito e… di clienti.
Mi permette di trovare clienti nel mondo della comunicazione digitale (ad esempio richieste di produzione podcast o podcasting coach per realizzare il proprio in autonomia) ma anche – cosa buffa – nel mondo del web design, che è il mio attuale lavoro e del quale NON parlo nei miei podcast.
Il podcasting mi ha fatto entrare nella vita delle persone, mi ha permesso di acquisire la loro stima e ha innescato un pensiero tipo: uè, se quello fa podcasting così bene (che tradotto vuol dire ovviamente: nel modo che a me piace) sicuramente sarà un ottimo professionista.
Vi do tre parole, come spunto di riflessione: approfondimento, intimità, umiltà.
APPROFONDIMENTO. I podcast sono il canale più verticale possibile. Chi ascolta podcast lo fa per ore. Abbiamo la possibilità di entrare nei dettagli, di spiegare, di motivare. E ad ogni parola la nostra autorevolezza salirà.
INTIMITÀ. Immaginate di trovarvi in casa del vostro potenziale cliente, di sedervi di fianco a lui mentre lava i piatti e parlargli del vostro lavoro. Di accompagnarlo in auto al lavoro e quando finisce di fare una corsetta disintossicante insieme. Beh, è esattamente ciò che avviene quando fate un podcast.
UMILTÀ. Siamo abituati a vedere sul web venditori di ogni tipo, e tutti ce la mettono tutta per farsi vedere più belli degli altri. A mio parere i tempi sono buoni per invertire la rotta: mostriamo il lato umano. Il podcast ce lo consente: abbiamo tempo, diventiamo amici.
Il podcasting è uno strumento di relazione portentoso. E dalle buone relazioni, si sa, possono nascere delle ottime opportunità professionali.
Alessio Beltrami
Rockstar del Content Marketing @ Content Marketing Italia
Per esperienza i clienti sono la conseguenza naturale delle relazioni e credo che il podcast possa aiutare a generare relazioni.
L’elemento di continuità che avviene con la pubblicazione regolare delle puntate e l’elemento di forte personalità della voce, contribuiscono a questo obiettivo.
Lo vedo quindi come un ottimo strumento per far nascere e coltivare relazioni che vengono percepite come intime – la nostra voce nelle orecchie dell’ascoltatore rende umano il nostro messaggio e avvicina a noi con meno riserve chi ci ascolta.
La mia esperienza diretta con la realizzazione di un podcast mi ha portato clienti perfettamente consapevoli delle mie idee e del mio profilo umano e questo supera di gran lunga qualsiasi forma di apprezzamento professionale.
Potrei dire che chiunque si avvicini oggi alle mie attività di consulenza o all’Academy che ho creato, conosca esattamente i miei valori e il mio approccio. Questo non solo genera clienti, ma mi preserva dalle tipiche rotture che derivano dall’acquisizione di un cliente non consapevole (incomprensioni, perdite di tempo, tensioni).
Spesso infatti vediamo nella semplice transazione economica il successo quando invece è la piena accettazione di quello che siamo a rappresentare la prova di una relazione concreta con il cliente. Il podcast in tutto questo mi ha aiutato anche se riconosco che sia sempre il mix di un insieme di fattori a generare il risultato.
Ragionando però in ottica di tempistiche il podcast ha costituito un elemento di forte accelerazione nel rapporto di fiducia e questo è un fattore determinante oggi per portare a maturazione tutti i nuovi contatti che intercettiamo con il nostro messaggio.
Elena Bizzotto
Igienista dentale @ La salute sorride, Denti bianchi e sani, Parole e salute
Quando ho iniziato a fare Podcast non cercavo veramente nuovi clienti. Collaboravo già in diversi studi e il lavoro non mancava. In realtà avevo una necessità irrefrenabile di divulgare le cose che insegnavo tutti i giorni ai miei pazienti.
Avevo già un sito/blog che però non riuscivo a seguire con costanza.
Avendo in prima persona un amore spassionato verso i Podcast, l’audio mi ha aiutato moltissimo a diventare più consistente nella creazione di contenuti.
Mese dopo mese poi qualcosa è cambiato.
Sono stata la prima Igienista Dentale a fare podcast, per cui all’interno della mia categoria ho destato curiosità. La possibilità di fare interviste mi ha avvicinato a colleghi e a professionisti di altri settori che mi arricchiscono e la varietà degli argomenti di cui parlo mi ha aperto a nuove attività lavorative.
Ho ricevuto proposte di partecipazione alla creazione di contenuti audio e non, in piattaforme che si stanno creando.
Mi è stato chiesto di occuparmi della realizzazione di uno show Podcast in vista di un Expo dedicato a Igienisti Dentali, odontoiatri, farmacisti e grande pubblico, con creazione di puntate pre e durante l’evento.
Ho ricevuto la proposta di creare un videocorso, ho fatto la relatrice in due eventi dedicati a colleghi Igienisti ecc ecc.
E soprattutto, da quando faccio Podcast ho acquisito una maggiore consapevolezza professionale e una maggior sicurezza dei miei mezzi.
Ho acquisito anche nuove e diverse competenze digitali.
Posso dire tranquillamente che facendo Podcast mi sono regalata la possibilità di ampliare e diversificare le attività lavorative usando il mio sapere e uscendo un pochino dalle 4 mura dello studio odontoiatrico.
Giorgio Minguzzi
Consulente Marketing @ Merita Business Podcast
In linea teorica la risposta sì.
In realtà mettere in pratica tutto ciò è molto più complesso di quello che qualche entusiasta predica in giro.
Quello che posso dire con certezza è che commercialmente il podcast a me, per il mio specifico business, è stato molto utile. Ma devo specificare che questo “molto” è relativo al mantenimento della relazione con i clienti che ho già.
Su questo il podcast è stato davvero eccezionale e molte volte si è preso cura del rapporto con i miei clienti in mia assenza. Cosa voglio dire?
Oggi tutti abbiamo poco tempo e anche se siamo dotati di CRM, Cellulare, Email marketing automation, non si può delegare il mantenimento della relazione con il cliente a tutte queste cose.
Il cliente, quello che ha già speso soldi con noi, vuole il contatto diretto e il podcast è veramente un ottimo ambasciatore per restare in contatto anche quando non è possibile organizzare incontri di persona.
Questo è davvero alla portata di tutti, mentre per trasformare il podcast in una macchina che produce lead caldi la questione si fa più impegnativa.
Di fatto il podcast può essere uno strumento di lead generation se si fanno i compiti a casa, cosa che quasi nessuno fa. Nemmeno io, che sono partito (sbagliando) realizzando il podcast che avrei voluto ascoltare io e non un podcast per i clienti che avrei desiderato.
Quindi la prima cosa che manca ai podcast è l’assenza di una audience specifica a cui rivolgersi. Perciò se uno non parte avendo chiaro lo scopo di quello che fa, non potrà raggiungere risultati rilevanti.
Qual è la nostra value proposition? A chi ci rivolgiamo? Come possiamo interessare queste persone?
Se hai da vendere solo bistecche, devi iniziare a svelare i segreti della griglia. Poco importa che tu sia vegano. 😉
Il secondo punto importante è che i podcast non hanno call-to-action chiara. Per vendere serve essere chiari. Devi dire cosa fai ai clienti e perché vuoi i loro soldi, altrimenti gli ascoltatori non faranno nessuna azione e non diventeranno clienti.
Dico univoca perché oggi sento podcast che hanno troppe call-to-action: vieni su telegram, iscriviti qui, compra il mio corso online, sostienimi su Patreon, scrivimi in privato, iscriviti alla newsletter, seguimi su Instagram, e premi subscribe e la campana su Youtube…
Basta una sola cosa, chiara e specifica.
Ultimo ma non meno importante è che la call-to-action deve essere gestita rispettando tutte le best practices del caso per aumentare le conversioni. Se la landing page non c’è o se c’è, ma è fatta male. Se poi si chiedono troppe informazioni e soprattutto se poi con quei dati raccolti non si fa nulla è facile lamentarsi perché il podcast non ha portato clienti. Avete un CRM in cui mettere quelle informazioni? Un CRM che vi aiuti a valutare e capire quali azioni hanno portato risultati e quali solo perdite di tempo?
Se sei arrivato fin qui e non hai idea di quali siano queste best practices puoi contattarmi su Linkedin. Lì troverai anche il mio numero di telefono. Anche perché investire, fare così tanta fatica nel creare il podcast e non raccogliere tutto quello che ti spetta è davvero un peccato.
Se ti stai chiedendo se questa sia o non sia una call-to-action, devo dirti che hai fatto centro. È una call-to-action. 😉
Alessio Furlan
Fotografo & imprenditore @ Tecnica Fotografica
Credo dipenda molto dal Podcaster. Io vedo molti podcaster aprire ed avviare progetti PodCast senza uno scopo o finalità che non sia semplice “hobby” oppure “provo a vedere se…”.
Secondo me se non ci si pone un “obiettivo” e si opera ragionando sul concetto di “provo”, non si va da nessuna parte o comunque i risultati sarebbero molto casuali ed imprevedibili.
Io consiglierei piuttosto di porsi un obiettivo che sarebbe “VOGLIO TROVARE CLIENTI CON IL PODCAST”. A questo punto, con ben chiaro l’obiettivo, posso operare con il podcast per studiare un target, argomenti ecc… utili per intrattenere con il mio programma Podcast delle persone che potrebbero potenzialmente diventare dei clienti.
Nel mio caso, con il mio podcast, l’obiettivo ad esempio non è “trovare clienti”, ma quanto piuttosto permettere l’accesso ai contenuti con un nuovo mezzo, sotto tanti punti di vista anche molto più utile e pratico di un blog.
Il fatto che poi molti ascoltatori mi scoprino attraverso il Podcast e, successivamente, diventino miei clienti perché acquistano i mei corsi di fotografia, è solo una conseguenza tra l’altro molto prevedibile.
Non uso a caso la parola “prevedibile”. Perché prevedibile? Per il semplice fatto che “ci metto la voce”, che è un po’ come il detto “ci metto la faccia”.
Le persone si fidano ed instaurino una sorta di empatia con lo speaker (esattamente come succede con i video) e per questo siano più propense a fidarsi di queste.
Se una persona deve acquistare un corso di fotografia o un corso di Photoshop (ma potrebbe anche trattarsi di un corso di marketing ecc…), è probabile che si fidi più di me (o mi trovi più affidabile/competente) rispetto al fidarsi di un articolo scritto su una landing page dove si esaltano le caratteristiche di un determinato corso.
Quindi si ritorna al concetto iniziale da me espresso. Che obiettivo vuoi raggiungere con il PodCast? Vuoi ottenere clienti? Allora puoi operare per definire una strategia che ti porti ad avere clienti. E funzionerà. Magari meno rapidamente o con tempistiche più lunghe rispetto ad altri mezzi (in fondo il PodCasting è ancora embrionale in Italia) ma funzionerà nel tempo.
Se invece continui a ragionare con il “ci provo”, “vediamo come va”, “lo faccio a tempo perso”… allora saranno altrettanto prevedibili i risultati: non otterrai nulla.
Dal punto di vista pratico posso solo dire che prima il blog (solo testo) mi faceva fare circa 100K visite mensili, ora sono dimezzate visto che faccio prevalentemente podcast, ma il fatturato è rimasto lo stesso… anzi… leggermente aumentato anche grazie ai 59 finanziatori (Patrons) che sostengono il progetto ogni mese.
Paolo Pugni
Consulente vendite @ Vendere Valore
Sicuramente sì, in diversi modi.
Innanzitutto un podcast è utile ad affermare una reputazione, a far crescere il proprio brand. Non è un modo di dire, è una realtà concreta: quando ti senti fermare, in qualche occasione professionale, da qualcuno che ti dice “ascolto il tuo podcast è volevo conoscerti e ringraziarti” vuol dire che funziona.
Questa autorevolezza facilita nel contatto con nuovi potenziali clienti. Mi aiuta quando mi presento per conquistare rapidamente il credito di fiducia utile a entrare subito sull’argomento importante.
Daniel Priesley nel suo saggio Tutto Esaurito spiega che un cliente ha bisogno di trascorrere 7 ore con te prima di fidarsi e voler comperare: ovviamente è una immagine che parla di costruzione della relazione, attraverso fiducia e stima.
Ecco, il podcast aiuta molto in questo: aiuta a costruire fiducia, a far crescere la stima, a rasserenare. A mostrare il vero valore. Vendere vuol dire, nella mia visione, aiutare il cliente a migliorare il valore e il guadagno della propria impresa. Per farlo è necessario poter fare domande scomode: il diritto lo ottieni sei agli occhi del cliente appari qualificato, affidabile, competente: è qui che il podcast ti aiuta.
Non c’è solo questo modo indiretto di trovare clienti: dopo aver ascoltato diverse puntate del podcast, quando si presenta l’occasione, i potenziali clienti ti contattano. Ho quindi trovato clienti anche in modo diretto attraverso il podcast, da ascoltatori.
E per aggiungere una chicca, ho trovato clienti anche partecipando al festival del podcasting a Milano: alcuni visitatori ci hanno contattato per iniziare una collaborazione.
Il punto chiave a mio parere è definire con attenzione e calma chi sono i tuoi ascoltatori e qual è il valore che puoi dare loro. In tutte le cose è importante questo: per ricevere bisogna prima dare.
Lucio Bongiovanni
Avvocato @ Storie di giustizia
Rispondo dicendo che un podcast aiuta a costruire una reputazione, nel lungo termine.
Una solida reputazione può certamente attrarre clienti, a condizione che la reputazione venga percepita dagli ascoltatori in diretta connessione con la professione che svolge il podcaster. Ma non sempre è così, perché è ben possibile percepire un podcast come un prodotto di tipo “editoriale”, quindi lo ascolti con piacere ma poi non hai modo di conferire al podcaster alcun incarico professionale.
Ritengo, comunque, che la creazione di una community affezionata difficilmente – nel lungo periodo – non porterà frutto. Ed è per questo motivo che, più che pensare direttamente al reperimento di clienti, ritengo utile mirare alla creazione di un substrato di fiducia, che possa poi rivelarsi terreno fertile anche in ambito professionale.
È importante non farsi scoraggiare dalla mancanza di risultati immediati. Il rischio di percepire un’enorme sproporzione tra l’impegno profuso e il riscontro degli ascoltatori è molto alto.
Secondo me occorre anzitutto verificare che il tuo prodotto funzioni, che piaccia, e di questo ti accorgi in breve tempo, al di là dei numeri che riesci a conseguire: lo vedi da come la gente te ne parla, da come reagisce e da tante piccole cose.
Se accerti questo preliminare gradimento, allora non devi scoraggiarti. Ti capiterà – dopo un po’ di tempo – di essere riconosciuto da persone che non conosci, di ricevere messaggi di apprezzamento e riceverai tutta una serie di piccole gratificazioni che ti consentiranno di continuare, perché pian piano ti accorgerai che c’è gente che ti ascolta, che ti aspetta e a questa gente, in fondo, senti di dover render conto in qualche modo… ed è a questo punto che ti dimentichi quasi di aver cominciato per reperire clienti, perché adesso non vuoi più “tradire” l’affidamento che altri (magari perfetti sconosciuti) hanno riposto in te.
Samuele Onelia
Fondatore @ Italian Indie Podcast
La risposta è: Ni.
Non è uno strumento di vendita e nemmeno di marketing diretto. Ha più una funzione di branding.
A furia di ascoltarti le persone si ricordano di te. Puoi misurare questo effetto: no.
Ma quasi sempre chi compra uno dei nostri prodotti è anche un ascoltatore del podcast.
Un messaggio dalla chat con i clienti di Dojo, la nostra community riservata.
Il punto di partenza è l’utilità del podcast. Se non risolve un problema dei clienti tutto il resto è superfluo. A quel punto, ecco 3 accorgimenti per massimizzare l’impatto del podcast sulle vendite:
- email, email, email,
- menzioni ai prodotti,
- monetizzazione diretta.
1. Email, email, email
La lista email è il fondamento di ogni business online solido nel tempo. Invita in ogni episodio gli ascoltatori a iscriversi alla tua lista.
Anche se non hai niente da vendergli per ora. Anche se non hai un sistema di vendita via email.
Gli ascoltatori sono iscritti qualificati. Una volta che ce li hai in lista puoi:
- capire meglio a cosa sono interessati (e a cosa no),
- coltivare la relazione di fiducia nel tempo,
- proporre offerte mirate.
Ogni business solido nel tempo basa il suo successo sulla lista email (e oltre all’esperienza diretta mi baso sulle interviste a oltre 200 imprenditori italiani).
Se non ne hai una, rimedia subito.
2. Menzioni ai prodotti
Gli ascoltatori NON ti leggono nel cervello. Devi menzionare i tuoi prodotti/servizi nel podcast.
All’inizio non so per quale turba mentale, mi trattenevo. E non va bene. Ai clienti non dà fastidio.
In più puoi sempre inserire la menzione alla tua offerta come un esempio o collegarlo in qualche modo all’argomento dell’episodio.
Per sicurezza inserisci in scaletta il servizio/prodotto che menzionerai. Altrimenti vai d’improvvisazione e diventa una forzatura.
Per non sbagliare invitiamo all’iscrizione alla lista email a inizio puntata. Alla fine, invece evidenziamo un prodotto rilevante per noi in quel determinato periodo dell’anno.
3. Monetizzazione diretta
Dato che il tuo podcast piace (nessuno ti ascolta “per caso”), monetizzalo.
Salvo piacevoli sorprese non diventerai milionario con questo metodo, ma mai lasciare schei (soldi in veneto) sul tavolo.
Magari ci sono sponsor interessati a raggiungere il tuo pubblico. Guardarsi intorno e chiedere, non è peccato.
Ma soprattutto coinvolgi gli ascoltatori!
Su Italian Indie abbiamo un abbonamento annuale per accedere all’archivio delle interviste.
Non servono soluzioni complicate. Imposta un account su Patreon e invita gli ascoltatori a premiare sul serio la qualità dei tuoi contenuti. Così misuri con mano quanto apprezzano il podcast. In più chi di dà un € sarà da quel momento in poi un ascoltatore più fedele.
Marzia Tomasin
Ghostwriter e narratrice d’impresa @ Periscritto
Quando ho iniziato a fare podcasting, ben quattro anni fa, non credevo di poter raggiungere la soddisfazione e i risultati che ho ottenuto in questi anni.
Per me il podcast è stato inizialmente utilizzato come uno strumento promozionale. Quando ho avviato la mia attività di ghostwriter, avevo bisogno di farmi conoscere e il podcasting si è rivelato il mezzo più utile e più adatto alle mie caratteristiche, per superare i vincoli di riservatezza che la mia professione mi impone di rispettare.
Col tempo sono successe due cose interessanti.
Periscritto si è evoluto trasformandosi da un progetto promozionale a uno culturale e sono iniziate ad arrivare di riflesso delle proposte di lavoro e nuove collaborazioni.
Alla domanda: “Un podcast aiuta a trovare clienti?” Io rispondo di sì ma solo in presenza di alcuni requisiti.
La qualità dei contenuti che “fanno” il podcast prima di ogni cosa, l’impegno e la costanza nel tempo e una grande motivazione che non può essere il solo guadagno.
Periscritto mi ha portato sì nuovi clienti ma nel tempo, con pazienza, col massimo impegno, tanti sacrifici e una grande passione per i libri e per la scrittura.
Ma non è tutto.
Il mio podcast mi ha permesso anche di acquisire autorevolezza e di tessere una rete di relazioni con tanti professionisti, appartenenti a diversi settori, che negli anni ho intervistato e con la maggior parte dei quali ho mantenuto nel tempo un rapporto che in alcuni casi è diventato anche di amicizia.
È questa per me una delle cose più belle che mi ha dato Periscritto.
Matteo Neroni
Psicologo @ LIBERAMENTE
La risposta è certamente: “SI! Il podcast mi sta aiutando a trovare nuovi clienti”.
Quando un anno fa ho iniziato a fare podcasting avevo una paura matta di perdere tempo e terreno prezioso rispetto ai miei colleghi che utilizzavano altri strumenti per promuoversi e farsi conoscere sul web. Per molto tempo ho registrato i miei episodi non sapendo chi ci fosse dall’altra parte (come si dice nel gergo podcaster) e combattendo giorno e notte contro la convinzione limitante che solo gli altri riescono a fare business e che io avrei amaramente fallito… ma mi sbagliavo di grosso!
Esattamente un anno dopo la pubblicazione del mio primo podcast sono iniziati ad arrivare i primi frutti in termini di clienti e di lavoro. Oggi posso affermare con orgoglio che grazie al mio podcast LIBERAMENTE, ho raddoppiato i miei guadagni e non ci rinuncerei per nulla al mondo.
Puntata dopo puntata mi arrivano feedback da parte di tantissimi ascoltatori che mi scrivono di quanto l’ascolto del podcast li aiuti nel affrontare le sfide di ogni giorno e questo per me è la cosa più bella in assoluto.
Se c’è una cosa che mi ha davvero impressionato del podcast è che, al contrario di quanto pensassi in principio, mi ha dato un vantaggio competitivo assoluto su tanti miei colleghi che non lo conoscono oppure lo hanno considerano un canale di Serie B rispetto a strumenti che vanno più di moda, mi riferisco ai video ad esempio.
Ciò che mi ha aiutato tantissimo è stato darmi un tempo preciso di test.
All’inizio del 2018 mi sono detto per 1 anno avrei puntato tutte le mie energie su podcast e che avrei messo da parte tutte le altre forme di comunicazione. Alla fine di questo anno posso dire che rifarei questa scelta altre 1000 volte!
Il podcast non ha poteri speciali, come nessun altro strumento digitale del resto, ma gli sono profondamente grato perché mi ha insegnato che la passione unita alla costanza rende possibile ogni cosa.
Leonarda Vanicelli
Business & Career Coach (ICF Certified) – HR Management Consultant @ Lavoro Meglio
Per quel che riguarda la mia esperienza con il mio podcast “Lavoro Meglio” posso dire che:
- ha circa un anno – la prima puntata è dell’8 novembre 2019 – quindi la mia esperienza va letta anche alla luce del limitato tempo di “esposizione” dei 93 episodi ad oggi pubblicati
- il target a cui si rivolge sono le persone – dipendenti che vogliono migliorare le proprie condizioni di lavoro e/o che hanno un sogno nel cassetto, freelance, manager (giovani e meno giovani), alcuni imprenditori
- non posso dire di aver fatto una promozione intensa – ho coinvolto il mio network e partecipato ad altri podcast, accettato di essere intervistata e fatto interviste – ma sempre senza “spingere al massimo l’acceleratore”; almeno all’inizio era un modo per affiancare un’attività di consulenza che già avevo avviato.
Quello che è accaduto è che gli ascolti si sono alzati – circa 150 ad episodio – e contemporaneamente si sono verificati i alcuni fatti a livello commerciale:
- alcune persone hanno chiesto di fare un percorso di coaching con me
- in almeno un paio di negoziazioni con aziende ho avuto la sensazione che il podcast abbia giocato un suo ruolo, quanto meno è stato un modo per dimostrare la mia autorevolezza (e vista l’età anche una certa “freschezza” e “competenza tecnologica”)
- un paio di aziende, attraverso un ascoltatore/dipendente mi hanno richiesto progetti di consulenza (al momento sono in fase di realizzazione).
Devo anche segnalare una sperimentazione all’interno di un’azienda italiana, parte di un gruppo multinazionale con casa madre tedesca, del settore della bio-edilizia dove pubblico un podcast come strumento di comunicazione interna.
Il progetto si inquadra in un più ampio intervento di formazione manageriale e strutturazione di un sistema di performance management dove in fase di macroprogettazione ho rilevato un problema comune a molte aziende: da un lato le persone vogliono essere informate circa le strategie e il raggiungimento degli obiettivi, l’andamento dell’azienda nel suo complesso, l’uscita di nuovi prodotti, gli eventi in programma, le azioni commerciali, ecc., dall’altra non sempre il management e soprattutto il top management sono disponibili a fare qualcosa in più di una plenaria all’anno in cui danno conto dei temi di cui sopra.
La mia proposta quindi di delegare ad un podcast questo compito è stata bene accetta e ogni mese pubblichiamo un episodio della durata massima di 15 minuti e con un format che prevede le news aziendali, un’intervista ad uno dei dipendenti e infine una pillola formativa.
La sperimentazione al momento dà esiti positivi (sono 80 dipendenti e ogni episodio registra più di 100 ascolti).
In sintesi quindi, parlando da consulente e da business coach, credo che il podcast sia sicuramente un ottimo biglietto da visita e un modo per distinguersi – almeno fino ad ora non ho visto concorrenti che lo avessero come “freccia al proprio arco” – e che sia possibile introdurlo all’interno degli strumenti di promozione B2B.
Daniele Di Mauro
Fotografo @ DMfotografia
La risposta è sì, ma molto probabilmente non per i motivi a cui stai pensando. L’aumento dei clienti non è strettamente collegato ai numeri del podcast, che oggi in Italia non sono quelli di YouTube, ma ad altri fattori che spiego ora.
Il primo è dovuto ad una spinta psicologica. Fare podcasting ci mette davanti ad alcuni limiti che solitamente bloccano molti professionisti. Mi riferisco al parlare davanti ad un microfono e spesso a farlo da soli, ci si sente esposti e questa è una delle sensazioni più fastidiose e ci porta ad una chiusura. Superare questo blocco ci porta ad essere spontaneamente più intraprendenti e ad avere più possibilità di ottenere clienti e lavori. Il fatto stesso di fare periodicamente qualcosa che è nuovo per la nostra routine ci aiuta anche professionalmente. Ci sono commercianti che non si sentono pigri perché tutti i giorni affrontano la stessa routine mantenendo risultati costanti. È vero, ma la vera fatica la si compie cambiando la routine e farlo continuamente. Quindi anche fare podcast non deve essere una routine ma bisogna adattarsi a nuovi media, formati e pubblico volubile.
Il secondo è legato alla percezione di se che il podcast regala agli altri. YouTube, Facebook e Instagram sono media visivi e sbattono in faccia agli utenti il numero di iscritti e like e questi numeri danno una percezione falsata. Il podcast si ascolta e, a meno di andare appositamente a leggere sullo schermo i numeri e le classifiche, lo si può fruire in modo che l’ascoltatore possa giudicare senza influenze.
L’ascolto dei podcast risulta più intimo e gli ascoltatori sono più coinvolti. Là dove si può vedere una foto o un breve video per passare il tempo, il podcast lo si ascolta per i contenuti. Va da sé che i numeri più bassi (se si confrontano altre piattaforme) sono decisamente più solidi coinvolgendo molto la community che si crea e rendendola attiva e partecipe.
Va però tenuto presente che così come l’ascoltatore ci ascolta in un rapporto uno a uno, anche noi dobbiamo tenere in grande considerazione ognuno di loro dando a tutti la possibilità di poter interagire. Tutto questo ci porterà ad avere un’ampia rete sociale intorno, perché gli ascoltatori sono anche professionisti, altri podcaster, potenziali clienti.
Il superamento dei limiti e la percezione di noi che arriva agli altri è un beneficio che il podcast ci da e il miglioramento dell’attività lavorativa ne è un effetto collaterale.
Sebastiano Dato
Coach e Counselor @ Vivere in Armonia
Il podcast aiuta a trovare clienti, certo!
Ma può anche non farlo. Mi spiego meglio…
Quando ho iniziato a registrare Vivere in Armonia, esattamente per le prime 12 puntate, l’ho fatto perché io stesso ero diventato un affiatato ascoltatore di podcast. Nelle mie giornate divoravo, episodio dopo episodio, contenuti che mi permettessero di crescere e formarmi negli ambiti di mio interesse. Così, le mie prime registrazioni sono state dettate dall’entusiasmo della condivisione e dalla voglia di entrare in quel mondo di speaker dietro al microfono che avevo imparato ad amare.
Non arrivò, però, nessun risultato. Sebbene iniziare a registrare mi avesse permesso di rompere il ghiaccio, mi accorsi subito che a quel Sebastiano novizio mancava qualcosa e anche di più. Oltre alla tecnica e alla padronanza del mezzo (quando si è agli inizi è normale), il grande assente era un’identità chiara da comunicare con alla spalle una strategia solida.
Insomma, per farla breve, il podcasting mi stava aiutando a crescere personalmente e sbloccarmi nel produrre contenuti, ma non ad estendere il mio business.
Una grande battuta d’arresto mi ha permesso di costruire, in modo sano e proficuo, il piano d’azione per ricominciare in modo solido. Mi presi circa 6 mesi di pausa per costruire tutto un ecosistema online in cui il podcast (ora diventato video-podcast) potesse inserirsi.
Non più ascoltatori casuali, dunque, ma chi cominciava ad amare ciò che pubblicavo riusciva finalmente ad avere luoghi di riferimento per entrare in contatto con me e costruire relazione, con la voglia di ringraziare, domandare, contribuire e avere anche di più.
E’ nell’ottica strategica che il podcast permette alle persone di affidarsi e, così, diventare clienti. Diversamente, si rischia di risultare ambigui, di muoversi sul sottile filo che separa una proposta sincera da qualcosa di poco chiaro e dalle dubbie finalità.
Il podcast è un viaggio sui toni della nostra voce che le persone fanno insieme a noi fino a quando decidono: “Sei ciò che stavo cercando!”. Rispetto al video, chi mi segue in cuffia è ben disposto ad attraversare tutte le tappe, anche se con un ritmo più lento. Nel mio caso, si tratta al 100% di qualcosa che avviene esclusivamente in podcast!
Concludendo
In questo articolo abbiamo visto il parere di 14 professionisti italiani che hanno un podcast. Ci hanno raccontato il loro punto di vista e la loro esperienza, dispensando consigli utilissimi a chi magari sta considerando di creare un proprio podcast.
Per concludere, riassumo le cinque lezioni che ho trovato in queste risposte:
- Chi fa podcasting è appassionato. Ama quello che fa, ama raccontarlo, ama fare relazione. Ma nessuno è ‘nato imparato’ a parlare al microfono. Bisogna lanciarsi, fa paura ma ci dicono tutti che ne vale la pena.
- Tutti hanno trovato benefici nella propria attività, ma in forma diversa. Per alcuni sono stati nuovi clienti, per altri il mantenere vive le relazioni, per altri nuove opportunità professionali.
- Praticamente tutti hanno evidenziato come avere un podcast aumenti l’autorevolezza, crei più fiducia, e relazioni di valore… non solo agli occhi dei clienti, ma anche di colleghi e concorrenti.
- Vedere risultati richiede tempo, dedizione, e costanza. Meglio saperlo prima e prepararsi al lungo viaggio!
- Se davvero vuoi trovare nuovi clienti, parti dalla strategia e pensa al target, al messaggio, alla call-to-action, a come convertire gli ascoltatori, etc.
E tu, hai un podcast o stai pensando se iniziarne uno?